Passa ai contenuti principali

CORRIDOI UMANITARI, LA RISPOSTA GIUSTA ALL`EMERGENZA RIFUGIATI


Un'esperienza positiva di inclusione che permette di sottrarre le persone ai trafficanti di vite umane Si è vista un'Italia disponibile a integrare i migranti, a costo zero per lo Stato italiano

Ormai può essere fatto un bilancio dei "corridoi umanitari". Il primo in assoluto è stato promosso dalla Comunità di Sant'Egidio e dagli Evangelici italiani: riguarda finora 1.432 rifugiati, in larga parte siriani rifugiati in Libano, dove erano in una condizione impossibile, non riconosciuti dal governo di Beirut, preoccupato di un loro insediamento permanente. Molti di essi hanno parenti e amici che hanno tentato il viaggio con gli scafisti, talvolta con drammatiche conseguenze. Del resto la loro situazione era angosciosamente tra due fuochi: l'immigrazione clandestina da una parte e, dall'altra, l'impossibile ritorno in Siria (non solo per la guerra ma anche per la volontà del governo di Damasco di non riaccoglierli).

Tutti sono stati accolti in Italia da famiglie, comunità locali o religiose, istituzioni, che hanno curato la loro sistemazione e la loro integrazione, sostenendone le spese. Questa esperienza ha mostrato un'Italia disponibile a integrare i migranti con le proprie energie e a costo zero per lo Stato. La mediazione di famiglie o enti della società civile ha favorito l'inserimento sociale e lavorativo.
Così ci si è sentiti incoraggiati ad aprire un altro "corridoio umanitario" con il Corno d'Africa (gestito da Sant'Egidio e dalla Cei), che ha accolto con le stesse modalità 497 profughi sud-sudanesi, somali, eritrei, yemeniti. Si spera in un prossimo ampliamento dei "corridoi" in Italia. 
 In altri Paesi europei, Sant'Egidio, gli Evangelici e le varie Caritas hanno riproposto questo modello: il Belgio ha ricevuto 1.513 siriani e iracheni; la Francia 281 siriani e iracheni; il piccolo principato di Andorra sette siriani.Si tratta di un'esperienza positiva d'integrazione che permette di sottrarre persone ai trafficanti di vite umane. La pressione migratoria dall'Africa continua. La situazione siriana non ha trovato una soluzione pacifica, tale da poter dar luogo alla ricostruzione del Paese. La gente non smette di bussare alle porte dell'Italia e dei Paesi europei, che hanno spesso necessità di immigrati per il mondo del lavoro. Basta pensare solo alla necessità delle badanti. Si devono aprire stabilmente "corridoi", legali e sicuri, per i rifugiati e i migranti. Si tratta di doverose azioni umanitarie, cui non ci si può sottrarre quando si vedono le terribili situazioni in cui - per esempio - sopravvivono gli esuli siriani nei campi in Libano, Turchia o Giordania. Ma non solo. La sponsorship dei privati consente di arrivare legalmente in Europa e di inserirsi nelle attività produttive. Un sistema attivo in Canada da decenni. Queste misure tolgono spazio al business criminale dei migranti nel Mediterraneo e sono anche una risposta efficace alle esigenze delle economie e delle società del Nord. 

Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 3/3/2019 

Commenti

Post popolari in questo blog

La crisi in Giordania: a rischio un'oasi di pace nel caos del Medio Oriente

Il regno di Abdallah confina con Israele, Siria, Arabia Saudita e Iraq e ospita un altissimo numero di rifugiati Tutto è complicato e in movimento in Medio Oriente: le crisi si susseguono. Un solo Paese è stabile: la Giordania, su cui regnano gli hashemiti, famiglia che discende dal profeta Maometto. Ora il re Abdallah è stato scosso da una congiura, che coinvolge il fratellastro, principe Hamzah (un tempo erede al trono, che poi ha dovuto lasciare il posto al figlio di Abdallah). Il re ha assicurato che la situazione è sotto controllo e Hamzah ha dichiarato fedeltà al sovrano.  È una faida da famiglia reale, forse un po' più significativa di quella dei Windsor, con le rivelazioni del principe Harry e della moglie Meghan. Si gioca la stabilità di uno Stato al confine di Israele, Siria, Arabia Saudita e Iraq, che si affaccia sul Mar Rosso con il porto di Aqaba.  C'è stato un grande allarme internazionale. Il presidente Biden ha telefonato al re per sostenerlo. La crisi sembra r

La "forza debole" della preghiera può spostare le montagne

Il cardinale Matteo Maria Zuppi con il presidente Joe Biden Il cardinale Zuppi è stato a Washington dal 17 al 19 luglio dove ha incontrato anche il presidente Biden . Nel lungo e cordiale incontro, il cardinale gli ha consegnato una lettera di Francesco e gli ha manifestato "il dolore del Papa per la sofferenza causata dalla guerra". La sofferenza della guerra è stata al centro del colloquio. L'inviato del Papa si è chiesto come alleviarla. Le questioni umanitarie sono state un tema rilevante nelle conversazioni perché la Santa Sede è molto impegnata su di esse. Il colloquio ha toccato gli sviluppi del conflitto, iniziato un anno e mezzo fa con l'attacco russo. La Santa Sede, come ha già manifestato il card. Zuppi sia a Kyiv che a Mosca, è preoccupata per il suo prolungarsi. Nel viaggio a Kyiv il cardinale aveva constatato le condizioni di vita del popolo ucraino. A sua volta l'elemosiniere del papa, il card. Krajewski, si è recato più volte in Ucraina, anche in r

La Chiesa non si deve rassegnare a un paese fatto di "sonnambuli": dalla sua storia e dal suo vissuto emergono energie di fede e speranza che fanno bene a tutti, vecchi e nuovi italiani

Migranti latinoamericani a messa dal Papa Sono "sonnambuli" gli italiani secondo il rapporto del Censis. Ma una comunità con meno fedeli ha energie di fede In che mondo gli italiani vivono la loro fede? Il Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese, la  57a edizione di un'analisi che ha accompagnato la storia italiana, ci aiuta - grazie alle intuizioni di Giuseppe De Rita - a guardare alle dinamiche del presente e del futuro. Non si può pensare alla fede fuori dalla realtà umana degli italiani. Tante volte l'idea di cambiare la Chiesa viene declinata in maniera interna e autoreferenziale. Gli italiani, oggi, non sono quelli che vissero il Vaticano II o le crisi vitali degli anni Sessanta-Settanta. Non sono il Paese "forte", che resistette al terrorismo, in cui il cattolicesimo era una componente decisiva.  Oggi - dice il rapporto - l'Italia è un Paese di "sonnambuli": «il portato antropologico della difficile transizione dalla grammat