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Quelle periferie dimenticate da tutti

Roma ormai è divisa fra il centro, spazio solo per i turisti, e quartieri privi di legami: istituzioni, società civile e Chiesa sono troppo distratte sulla sorte della capitale e in borgata "tira brutta aria"

Romanina, ma non solo. Sono diverse le aree periferiche della capitale in cui periodicamente s'accendono proteste. Nella foto Tiburtino III, finito sui giornali nel 2017 per il degrado urbano e sociale.

Un atto di violenza a Roma, in un bar di periferia: il gestore romeno e una disabile sono stati picchiati da persone riconducibili al clan dei Casamonica, che volevano un trattamento di riguardo. La giustizia farà luce sul triste episodio, denunciato coraggiosamente dal romeno e dalla moglie, che sono un esempio nel clima di omertà che tante volte avvolge la vita quotidiana. Le telecamere hanno ripreso l'episodio. Il magistrato, che ha convalidato l'arresto, parla di «ostentazione del potere su uno spazio che ritengono proprio». C'è il problema del controllo del territorio delle periferie da parte delle famiglie o di gruppi mafiosi.
Torna sulla scena il clan che, nell'agosto 2015, celebrò i funerali del "patriarca" Vittorio Casamonica a San Giovanni Bosco, con manifestazioni impressionanti: 200 auto seguivano il feretro, mentre da un elicottero venivano gettati petali di rosa. Sull'immagine del defunto c'era la scritta: "Re di Roma". Il messaggio era ostentato: il controllo, se non di Roma, almeno della zona est, tra Romanina e Anagnina.
Qualcosa di simile accade a Ostia, il quartiere-città con quasi 100 mila abitanti, la spiaggia di Roma, dove cosche mafiose esercitano attività illecite e lecite. Al di là delle vicende criminali, c'è una domanda di fondo che riguarda i romani (come me), ma anche gli italiani che guardano alla loro capitale: che succede a Roma? Sta avvenendo una trasformazione profonda nel tessuto urbano: da una parte un centro sempre più spazio solo per i turisti e l'amministrazione e, dall'altra, le periferie, dove le reti e le relazioni sociali si sono molto allentate.
La periferia di qualche decennio fa era più povera, ma più ricca di legami comunitari, partitici, associativi, sindacali. Oggi tanti cittadini della periferia si sentono abbandonati. C'è risentimento. Nel vuoto s'insinuano reti criminali. Non si dimentichi che, durante gli arresti a Ostia, ci sono state anche alcune espressioni di solidarietà verso i fermati. Le periferie sono, poi, un luogo strategico per l'integrazione dei migranti, il 13% dei residenti, meno di 400 mila persone. Ci vuole un nuovo investimento sulle periferie di Roma da parte dello Stato e del Campidoglio.
Ma non possiamo trascurare la società civile, troppo distratta. La Chiesa, la più grande rete sul territorio, fatica ad avere una visione della città. Visione che c'era al convegno sui mali di Roma nel 1974 e durante la Missione di Roma. La Chiesa rischia di diventare un insieme di nicchie, pur generose. Tante persone e istituzioni sono troppo disattente sulla sorte della città. La nuova Roma globale ha bisogno di visione, passione civile, nuove reti sociali ed educative in periferia.

Editoriale di Andrea Riccardi per Famiglia Cristiana del 27 maggio2018

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