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Quell'odio antisemita che non vuole morire

Mireille Knoll, 85 anni, ebrea di Parigi scampata allo sterminio, uccisa da un giovane musulmano che era suo vicino di casa, benvoluto dall'anziana donna. La sua morte ci dice che dobbiamo vigilare:

Mireille Knoll aveva ottantacinque anni ed era ebrea. La sua era una storia dolorosa, figlia di ebrei fuggiti dalla pressione antisemita dell'Est europeo, approdati a Parigi negli anni Trenta. Sopravvissuta alle retate naziste e collaborazioniste del 1942 (che portarono gli ebrei francesi allo sterminio), la piccola Mireille si era rifugiata con la madre in Portogallo e poi negli Stati Uniti grazie al passaporto brasiliano di quest'ultima. Tornata in Francia, si era sposata con un sopravvissuto ad Auschwitz. Ormai anziana, benvoluta, viveva in una casa popolare nell'XI arrondissement di Parigi. Nonostante la malattia, continuava a uscire. Nel palazzo c'era un musulmano di 29 anni, Yacine, che lei conosceva fin da bambino e di cui era amica. Questi aveva una storia giudiziaria difficile, ma Mireille era cordiale con lui. All'improvviso, con un complice, è penetrato nell'appartamento della donna e l'ha uccisa con undici coltellate, dandole poi fuoco. Il movente è - sembra - l'odio antiebraico. Scampata ai nazisti, Mireille è stata uccisa da qualcuno che conosceva da sempre. Yacine, disadattato e forse radicale, vedeva in lei l'ebrea, il capro espiatorio su cui sfogare l'odio verso la società, l'antisemitismo e forse il desiderio di fare un gesto eclatante, che lo riscattasse dall'anonimato. Eppure compare in una foto del 2013, in cui Mireille, con tanti vicini, festeggia cinquant'anni di vita nella casa popolare, dove abitano anche famiglie musulmane, cinesi e un altro ebreo: il tipico ambiente misto dei quartieri parigini. Nell'XI arrondissement ci sono 15 mila ebrei, molti, considerando che gli ebrei francesi - la più grande comunità europea - sono mezzo milione in tutto. Giustamente gli ebrei francesi si sentono insicuri e denunciano l'antisemitismo. Sono fatti da non sottovalutare: bisogna parlarne e denunciarli, perché l'odio antisemita è sempre un serio rischio. Molti concludono che il problema è l'islam e gli immigrati musulmani. Il grande timore delle nostre società sono questi giovani, spesso di famiglia musulmana, che non trovano percorsi d'integrazione. C'è una questione sociale ed educativa. E poi bisogna fare muro contro l'antisemitismo. Si devono educare i giovani a ricordare la Shoah e a considerare le comunità ebraiche realtà decisive per il pluralismo e la democrazia.

Editoriale di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana del 15/4/2018

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