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Aleppo non c'è più. Ricominciare sarà difficile

Aleppo - scrive Andrea Riccardi - era un simbolo di convivenza. Ma dopo tanto odio - si chiede il fondatore di Sant'Egidio - come sarà possibile vivere insieme?


Aleppo è libera? Prima di tutto è stata distrutta nella sua struttura urbanistica, nella vita dei suoi cittadini, nel suo animo profondo. È stata distrutta da una guerra folle. La ribellione, nelle sue diverse fasi e organizzazioni, ha preso in ostaggio la vita di tanti aleppini e interi quartieri, trasformati in luoghi di resistenza alle forze armate del presidente siriano. È stato un dramma umanitario d'incredibili proporzioni. La lotta armata non vale il martirio di una città e dei suoi abitanti. D'altra parte, i siriani di Assad con i loro alleati sono stati spietati sino alla fine. I russi sono entrati in campo nel 2015. Ma, dal dicembre 2013, l'aviazione siriana sgancia barili di esplosivo sui quartieri controllati dai ribelli. È stata una vicenda atroce che mostra come la vita della gente, dei bambini e dei malati, non valga quasi niente rispetto a un'affermazione politico-militare notevole, come l`eventuale presa di Aleppo. C'è una grande responsabilità dei differenti attori di questa tragedia. Bisognava fermare quella che è la più grande tragedia umanitaria dalla fine della Seconda guerra mondiale. Era la priorità assoluta. In questo spirito ho lanciato nel 2014 la campagna Save Aleppo: aprire corridoi umanitari, preservare la città come uno spazio dove non si combatte, per salvare le vite umane e un habitat unico al mondo.
Aleppo è libera? Prima di tutto è stata distrutta nella sua struttura urbanistica, nella vita dei suoi cittadini, nel suo animo profondo. È stata distrutta da una guerra folle. La ribellione, nelle sue diverse fasi e organizzazioni, ha preso in ostaggio la vita di tanti aleppini e interi quartieri, trasformati in luoghi di resistenza alle forze armate del presidente siriano. È stato un dramma umanitario d'incredibili proporzioni. La lotta armata non vale il martirio di una città e dei suoi abitanti. D'altra parte, i siriani di Assad con i loro alleati sono stati spietati sino alla fine. I russi sono entrati in campo nel 2015. Ma, dal dicembre 2013, l'aviazione siriana sgancia barili di esplosivo sui quartieri controllati dai ribelli. È stata una vicenda atroce che mostra come la vita della gente, dei bambini e dei malati, non valga quasi niente rispetto a un'affermazione politico-militare notevole, come l'eventuale presa di Aleppo.
In quel momento si poteva ancora salvare lo specifico della città, che era anche un messaggio al mondo arabo musulmano: l'arte di vivere insieme, prodotta da una lunga e ricca storia. Dopo tanto odio, tante violenze, tante bombe, come sarà possibile vivere insieme? Si potrà ricostruire la vicenda di quattro anni e mezzo di guerra urbana e discernere le responsabilità del Governo e dei suoi alleati da una parte, quella dei siriani dell'armata libera, di Al Qaeda divenuta Al Nusra, dell'Isis, dei curdi, delle altre forze in campo? Né si dovranno dimenticare le responsabilità delle grandi potenze e di quelle regionali. Ma il punto è un altro: ogni ragione, ogni interesse nazionale, ogni strategia di liberazione, ogni difesa della propria libertà, è niente e non vale la fine di una città, anzi la fine del mondo che Aleppo rappresentava. È troppo sacrificare Aleppo a un interesse, fosse il più nobile. E molti interessi erano tutt'altro che nobili! C`è un limite che non si può oltrepassare. E lo si è ampiamente fatto, calpestando tante vite umane e distruggendo una nobile storia e la possibilità di un grande futuro. Questo, oggi, ci deve far pensare. La distruzione di Aleppo ha pienamente riabilitato la guerra nel XXI secolo. Ci saranno una presa di coscienza e una svolta? Oppure si preparano tempi duri, in cui ci saranno tante nuove Aleppo?

Articolo pubblicato  su Famiglia Cristiana

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