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Visualizzazione dei post da gennaio, 2016

Don Santoro, un prete di Roma in Oriente. Un libro di Augusto D'Angelo lo ricorda

Don Andrea Santoro Non un politico, e nemmeno un professore, ma un sacerdote, informato e capace, col desiderio di essere un nuovo avamposto della fede in una terra decristianizzata Un libro di Augusto D'Angelo lo ricorda. Il commento di Andrea Riccardi SCHEDA LIBRO  Perché tanta attenzione attorno ad Andrea Santoro? Attorno a un prete? In fondo il nostro mondo dimentica rapidamente anche le storie più tragiche, in pochi giorni, pure dopo intense commozioni. Una società senza storia (e non è forse logorato oggi l'uso della storia?) vive un'identità emozionale e cangiante, senza memoria. La storia di Andrea Santoro si lega a quella di Hrant Dirk, giornalista armeno ucciso a Istanbul nel 2007 (un nipote di sopravvissuti ai massacri dei cristiani durante la prima guerra mondiale) e a quella di monsignor Luigi Padovese, vescovo cattolico in Turchia, assassinato cinque anni dopo don Andrea, nel 2010

La lingua italiana è una risorsa: aiutiamola

Andrea Riccardi, presidente dell'Associazione Dante Alighieri, pubblica oggi nella rubrica "Religioni e civiltà" di Sette, il settimanale del Corriere della Sera, questo articolo: Gli investimenti sull'insegnamento della nostra lingua nel mondo sono scarsi. Eppure l'internazionalizzazione del Paese passa anche da lì. La lingua è un sismografo che registra i cambiamenti sulla scena mondiale. L'avanzata inarrestabile dell'inglese, ben prima del processo di globalizzazione, è un elemento decisivo dell'occidentalizzazione di tante società. Altre lingue poi divengono sempre più importanti, come il cinese o l'arabo, mentre lo spagnolo cresce negli Stati Uniti. Il russo resta rilevante, ma ha conosciuto una flessione con la fine dei regimi comunisti dell'Est. E l'italiano? Nel Novecento - scrive Tullio De Mauro - per la prima volta in tremila anni, nella penisola è avvenuta la convergenza degli italici su una sol

Basta vittime in mare: corridoi umanitari contro le stragi

Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana Ci siamo quasi abituati alle morti in mare. Mi chiedo se ci commuoviamo ancora, come qualche mese fa, per la fine di Aylan, il bambino curdo-siriano affogato nel Mediterraneo. Bisogna interrompere la catena di morti. L'Europa pensa invece a difendersi dai rifugiati. Dove devono andare i profughi siriani, che hanno alle spalle la guerra? Tentano la sorte in mare o marciano, con il freddo, per l'Anatolia e i Balcani. Rischiano e si sottopongono a una specie di "selezione" naturale. C'è chi muore e chi arriva. I rifugiati non possono altro che fuggire. Vorrei, però, parlare di un'altra via. È delineata dall'accordo sui "corridoi umanitari" , da poco firmato dai ministeri degli Esteri e dell'Interno italiani, dalla Comunità di Sant'Egidio, dalla Federazione delle Chiese evangeliche in Italia e dalla Tavola valdese. Lo scopo è evitare le morti in mare. Per quale motivo chi ha diritto all'asilo,

#giornatadellamemoria: la deportazione degli ebrei di Milano, nelle parole di Andrea Riccardi

Dal libro "Milano, 30 gennaio 1944 - memorie della deportazione dal Binario 21" riportiamo alcuni brani della prefazione firmata da Andrea Riccardi : Il binario 21 è divenuto lo spazio e il riferimento di questa catena della memoria, che aggancia il passato al futuro. Non è qualcosa di museale, retorico o formale. L’esistenza di questo luogo, visitato da tanti, ma anche di questa catena della memoria è la risposta vera alla domanda che tanti testimoni si pongono sul futuro. Settimia Spizzichino, ebrea romana portata a Auschwitz, si chiedeva alla fine della vita: “E che accadrà quando noi non ci saremo più? Si perderà il ricordo di quell’infamia?”. Questa domanda trova una sua risposta anche al binario 21. Da dieci anni, questo binario, in un angolo chiuso della stazione, è il Memoriale della Shoah a Milano, che sfida la dimenticanza, la disumanità e l’insensibilità. Sul binario sostano vagoni bestiame dello stesso tipo di quelli utilizzati per il trasporto degli ebre

In tanti a Grosseto ad ascoltare Andrea Riccardi sul martirio del popolo armeno

Grande successo di pubblico questa sera al Comune di Grosseto per l'incontro con il Presidente della Società Dante Alighieri Andrea Riccardi   sul tema storico del genocidio degli Armeni .    

Che cosa ci insegna oggi la storia delle città. Il caso di Salonicco

Andrea Riccardi a Salonicco nella chiesa dove predicò San Paolo A differenza dell'Italia, nel mondo mediterraneo luoghi caratterizzati da coabitazione tra religioni ed etnie diverse hanno subito radicali cambiamenti. La storia di tante città del mondo è segnata da traumi che hanno inciso sul tessuto urbanistico e hanno sconvolto la composizione della popolazione. È una storia che le nostre città italiane non hanno vissuto. Anche se lamentiamo alcuni scempi, le nostre città conservano non solo i monumenti, ma anche un po' del tessuto in cui sono state pensate. Nel mondo mediterraneo, città caratterizzate da coabitazione tra religioni ed etnie diverse, hanno invece subito radicali cambiamenti. Specie nell'impero ottomano: da Sarajevo a Gerusalemme, da Istanbul a Salonicco . Sui traumi delle guerre e degli spostamenti delle popolazioni, spesso si è innestata una politica urbanistica di demolizioni, lasciando isolati - se c'erano - i monum

A Grosseto, conversazione sull'Armenia. Il martirio del suo popolo

A Grosseto, Andrea Riccardi e Marco Impagliazzo sul martirio degli armeni

Papa in sinagoga. Andrea Riccardi: Contro violenza e guerre una fratellanza religiosa

«Secondo la tradizione giuridica rabbinica, un atto ripetuto 3 volte diventa chazaqà , consuetudine fissa» - così ha detto il rabbino Di Segni nel tempio di Roma. Alludeva alla terza visita di un Papa alla sinagoga, quella di Francesco: «Il segno concreto di una nuova era dopo tutto quanto è successo nel passato». Ormai la visita è un passaggio decisivo per i Papi, segno dell'«imprescindibile legame» tra Chiesa e ebrei (per usare le parole di Francesco). Davvero un'era nuova. Gli ebrei romani, per secoli, sono stati costretti all`umiliazione durante il corteo del Papa neoeletto verso il Laterano. Oggi invece la Chiesa li cerca come fratelli che conosce da vicino. Il Papa, nella parte più toccante del suo discorso, ha condiviso il dolore degli ebrei di Roma per la deportazione nazista (fatto molto sentito dalla comunità): «Le loro angosce, le loro lacrime non devono mai essere dimenticate». L'«imprescindibile legame» non è un

La visita di Papa Francesco alla sinagoga di Roma: ebrei e cristiani sono destinati a vivere insieme

"Vivere insieme tra ebrei e cristiani deve diventare sempre più un fatto di popolo: è l’amicizia che Bergoglio, il Papa della Chiesa di popolo, va a rinnovare nel tempio" . Con queste parole Andrea Riccardi saluta la visita che Papa Francesco compirà domenica 17 gennaio alla sinagoga di Roma. In due articoli pubblicati oggi sul Corriere della Sera e su Sette , Riccardi spiega l'importanza di questa visita alla luce del percorso di dialogo e amicizia già avviato da Giovanni Paolo II, il primo Papa ad aver visitato il Tempio degli ebrei, e che passando per Benedetto XVI segna un'altra importante tappa nell'incontro di Papa Bergoglio con la Comunità ebraica romana. La visita in sinagoga del Pontefice per un’amicizia che si rafforza.   (Corriere della Sera) Francesco rilancia il dialogo con gli ebrei (Sette)

Francesco e gli ebrei, il dialogo continua

Bergoglio consolida un cammino già tracciato dai suoi predecessori Wojtyla e Ratzinger, dopo un lungo passato doloroso Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana Francesco va al Tempio Maggiore degli ebrei di Roma a trent'anni dalla prima visita di un Papa in una sinagoga. Era il 1986, quando Giovanni Paolo II varcò la soglia del tempio accolto dal rabbino capo, Elio Toaff. Alle spalle c'era una storia dolorosa. Basti pensare all'imposizione (fatta dai Papi) della residenza nel ghetto dal 1555 e all'obbligo di ascoltare le "prediche coatte" sul cristianesimo. La residenza forzata nel quartiere durò sino al 1870, con la fine del Governo pontificio. C'era poi la memoria della razzia degli ebrei romani da parte dei nazisti, il 16 ottobre 1943, e dei "silenzi" di Pio XII (nonostante l'accoglienza di parecchi istituti ecclesiastici verso i perseguitati). La storia tra Chiesa cattolica ed ebraismo, d'altra parte, non è stata facile. La svolta d

I cristiani soffrono, fermiamo la strage

Il loro, dice Francesco, è il "martirio di oggi". Adesso non si può più assistere impotenti Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana  I cristiani soffrono in tante parti del mondo. A ottobre l'Isis ha assassinato tre cristiani assiri in Siria. Il fatto non ha suscitato reazioni, anche perché gli assiri sono un gruppo piuttosto malvisto da vari settori cristiani per un'antica diffidenza. L`accaduto è un segno preoccupante anche per altri 253 assiri rapiti dall'Isis. I terroristi chiedono un riscatto. Il loro vescovo, Afram Athnil, che vive tra il territorio dei curdi e quello di Assad, ha scritto all`Isis, dichiarando che i cristiani sono pacifici e non combattono nel conflitto. Purtroppo è stato lasciato solo. Ma, nonostante la debolezza della sua Chiesa, è riuscito a liberare più di 150 dei suoi.  Mappa dei luoghi dove i cristiani sono perseguitati Così soffrono i cristiani. Papa Francesco ne ha parlato come del "ma

Natale della Misericordia con i nuovi europei

Natale 2015, nel Giubileo della misericordia. Il pranzo di Natale nella basilica di Santa Maria in Trastevere