Passa ai contenuti principali

I due anni del papa che ama far discutere. Andrea Riccardi su Corriere della Sera

Dopo appena 24 mesi di pontificato, speranza e voglia di vivere sono rinate nella Chiesa a partire dalla predicazione di Francesco. Le critiche non mancano, ma è il prezzo che si paga quando si propone una nuova pastoralità

Due anni non sono tanto per i tempi della Chiesa. Eppure i due anni di pontificato di papa Bergoglio sono, in questi giorni, occasione di bilanci. Ne sono stati fatti vari, ma forse è stato dimenticato il punto di partenza: il senso di declino che avvolgeva la Chiesa nel 2013, quando avvenne la sorpresa dell`elezione di Francesco. C`erano motivi seri che facevano temere un inarrestabile declino: scandali, poca capacità di governo della Curia, problemi finanziari, sviluppo delle «sette», assenza di proiezione internazionale, caduta di fiducia... In due anni, speranza e voglia di vivere sono rinate nella Chiesa a partire dalla predicazione evangelica del Papa. E la realtà della Chiesa: vive di energie spirituali. Che poi la «crisi» ci sia, fa parte della vita quotidiana del cristianesimo che è immerso nelle  crisi della società. Lo ricordava il pensatore francese Etienne Gilson, per cui era un`illusione sognare un cristianesimo vincente. Francesco vive e invita a vivere, con speranza e fede, la crisi del mondo e la complessità della Chiesa: anche con la fiducia che si possa fare qualcosa per cambiare. Così ravviva il popolo cristiano a Roma e nei viaggi, come in Asia. Forse piace poco a certi settori ecclesiastici. Piace poco anche a quei gruppi, esterni alla Chiesa, che avrebbero voluto parlarne come realtà d`intrighi e scandali. È il prezzo che si paga, quando si propone - come il Papa fa - una nuova pastoralità: non si danno ordini, ma si cerca la recezione di questo stile. Le critiche sono anche il frutto di una Chiesache ha ripreso a discutere, senza cui non c`è rinascita di pensiero e di visioni. Così alcune scelte del Papa, che possono apparire destabilizzanti, vogliono in realtà far discutere, pensare, scuotere, inaugurare transizioni: la riforma della Curia e dell`economia, i due sinodi sulla famiglia, la realtà della Cei. Le transizioni stimolano il pensiero e fanno emergere personalità, senza cui la riforma sarebbe limitata a cambiare pedine nelle caselle. Qualcuno ha paragonato (polemicamente) Francesco a Gorbaciov e alla perestrojka, che piacevano tanto all`estero ma poco all`interno dell`Urss. Così avverrebbe per il Papa. Ma Bergoglio piace molto al popolo cattolico. E - a differenza del leader sovietico - è pienamente cosciente della fragilità della Chiesa, si dedica ad essa attraverso la predicazione, suscitando energie pastorali e spirituali e inaugurando processi di riflessione e cambiamento. Così la Chiesa ritrova spessore. Il centro vaticano è meno solo sotto i colpi delle crisi. Dalle periferie - sostiene il Papa - si capisce meglio il centro e quel che deve fare. Una piramide un po` rattrappita viene smontata: vita, idee e difficoltà cominciano a scorrere, mentre il papato si ricolloca nel tessuto ecclesiale non come un vertice solitudinario. Non è negare il ministero del Papa, cui questo figlio di Sant`Ignazio crede e si dedica, ma inserirlo in una dinamica comunionale e popolare. Nella lettera alla «sua» facoltà teologica di Buenos Aires, Francesco allude al Concilio come «irreversibile movimento di rinnovamento che viene dal Vangelo». «E adesso bisogna andare avanti» - soggiunge. Alcuni s`interrogano se gli orientamenti di Francesco siano irreversibili, temendolo o invece auspicandolo. Un vecchio cardinale (ormai scomparso) diceva scetticamente: «Il Papa ci ha riempito le chiese e le piazze. Ora ha finito il suo lavoro». Francesco invece ha messo in moto vari processi e guarda avanti. Crede che il Papa sia importante, ma nessuno - secondo lui - è decisivo se non Dio. In ogni modo, su 125 cardinali elettori, Bergoglio ne ha nominati 31, quasi un quarto del collegio, sconcertando un po`. I loro profili non sono caratterizzati da posizioni ecclesiastiche (sedi storiche, tradizionalisti, conservatori o progressisti), ma in buona parte dalla collocazione periferica e da un`età media di 67/68 anni, dieci meno del Papa. Sono i testimoni della transizione. E Giovanni XXIII, che di cambiamenti nella Chiesa s`intendeva, amava dire: «di transizione in transizione si fa la tradizione».

Leggi su IL Corriere della Sera        

Commenti

Post popolari in questo blog

La crisi in Giordania: a rischio un'oasi di pace nel caos del Medio Oriente

Il regno di Abdallah confina con Israele, Siria, Arabia Saudita e Iraq e ospita un altissimo numero di rifugiati Tutto è complicato e in movimento in Medio Oriente: le crisi si susseguono. Un solo Paese è stabile: la Giordania, su cui regnano gli hashemiti, famiglia che discende dal profeta Maometto. Ora il re Abdallah è stato scosso da una congiura, che coinvolge il fratellastro, principe Hamzah (un tempo erede al trono, che poi ha dovuto lasciare il posto al figlio di Abdallah). Il re ha assicurato che la situazione è sotto controllo e Hamzah ha dichiarato fedeltà al sovrano.  È una faida da famiglia reale, forse un po' più significativa di quella dei Windsor, con le rivelazioni del principe Harry e della moglie Meghan. Si gioca la stabilità di uno Stato al confine di Israele, Siria, Arabia Saudita e Iraq, che si affaccia sul Mar Rosso con il porto di Aqaba.  C'è stato un grande allarme internazionale. Il presidente Biden ha telefonato al re per sostenerlo. La crisi sembra r

La "forza debole" della preghiera può spostare le montagne

Il cardinale Matteo Maria Zuppi con il presidente Joe Biden Il cardinale Zuppi è stato a Washington dal 17 al 19 luglio dove ha incontrato anche il presidente Biden . Nel lungo e cordiale incontro, il cardinale gli ha consegnato una lettera di Francesco e gli ha manifestato "il dolore del Papa per la sofferenza causata dalla guerra". La sofferenza della guerra è stata al centro del colloquio. L'inviato del Papa si è chiesto come alleviarla. Le questioni umanitarie sono state un tema rilevante nelle conversazioni perché la Santa Sede è molto impegnata su di esse. Il colloquio ha toccato gli sviluppi del conflitto, iniziato un anno e mezzo fa con l'attacco russo. La Santa Sede, come ha già manifestato il card. Zuppi sia a Kyiv che a Mosca, è preoccupata per il suo prolungarsi. Nel viaggio a Kyiv il cardinale aveva constatato le condizioni di vita del popolo ucraino. A sua volta l'elemosiniere del papa, il card. Krajewski, si è recato più volte in Ucraina, anche in r

La Chiesa non si deve rassegnare a un paese fatto di "sonnambuli": dalla sua storia e dal suo vissuto emergono energie di fede e speranza che fanno bene a tutti, vecchi e nuovi italiani

Migranti latinoamericani a messa dal Papa Sono "sonnambuli" gli italiani secondo il rapporto del Censis. Ma una comunità con meno fedeli ha energie di fede In che mondo gli italiani vivono la loro fede? Il Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese, la  57a edizione di un'analisi che ha accompagnato la storia italiana, ci aiuta - grazie alle intuizioni di Giuseppe De Rita - a guardare alle dinamiche del presente e del futuro. Non si può pensare alla fede fuori dalla realtà umana degli italiani. Tante volte l'idea di cambiare la Chiesa viene declinata in maniera interna e autoreferenziale. Gli italiani, oggi, non sono quelli che vissero il Vaticano II o le crisi vitali degli anni Sessanta-Settanta. Non sono il Paese "forte", che resistette al terrorismo, in cui il cattolicesimo era una componente decisiva.  Oggi - dice il rapporto - l'Italia è un Paese di "sonnambuli": «il portato antropologico della difficile transizione dalla grammat